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Quando parliamo di robot collaborativi facciamo riferimento a macchinari che sono all’avanguardia in fatto di tecnologie e funzionamento. Si sono affacciati nel mercato dell’automazione all’incirca una decina di anni fa e adesso la loro diffusione si sta facendo sempre più capillare. Ma quali sono le loro caratteristiche distintive? I robot collaborativi, detti anche cobot dall’unione proprio di queste due parole, sono antropomorfi e i modelli più utilizzati sono quelli con movimenti su 6 assi. Sono progettati per lavorare a contatto con gli operatori anche senza barriere protettive e per far questo sono chiamati a rispettare stringenti criteri di flessibilità, compattezza e ovviamente sicurezza.
Si ottimizzano i tempi tecnici e viene fluidificato il lavoro
Il mercato del lavoro è in continuo aggiornamento ed è chiamato a seguire le evoluzioni del mondo reale riadattando ciclicamente i propri processi produttivi. Sono soprattutto le PMI a sperimentare con maggior frequenza questo bisogno di aggiornarsi e i cobot assicurano il corretto tasso di flessibilità per poter rispondere a esigenze diverse. I processi, grazie al loro impiego, vengono automatizzati e i tempi tecnici della produzione si riducono nel nome della loro ottimizzazione. Inoltre, i robot collaborativi con braccio meccanico contribuiscono in maniera sostanziale a diminuire la complessità dei processi di automazione stessi.
Il robot collaborativo è soprattutto uno strumento intelligente nelle mani degli operatori. E’ caratterizzato da rapidità di integrazione nella linea produttiva, inoltre assicura una forte semplicità di programmazione. Il ritorno economico sull’investimento (spesso indicato con l’acronimo ROI) sarà piuttosto rapido visto le migliorie che la presenza di un simile macchinario potrà garantire in fatto di velocità e fluidificazione delle operazioni di lavoro.
Le differenze tra i cobot e i tradizionali robot per l’industria
Ancora troppo spesso si fa confusione tra due distinte categorie di macchinari. Da un lato troviamo infatti i robot collaborativi e dall’altro invece i robot industriali tradizionali. Quali sono le differenze che separano questi due mondi, seppur complementari? I robot tradizionali per l’industria funzionano in maniera massiccia, inoltre vengono solitamente posizionati e mantenuti in una posizione che è di tipo fisso. Il cobot, dal canto suo, è invece piccolo e compatto: questo consente di provvedere con un maggior margine di scelta alla sua collocazione in luoghi e contesti differenti. Inoltre, diversamente da quanto accade con i robot industriali, quelli collaborativi sono progettati per interagire con gli operatori (lavorando contestualmente ad essi).
Altro aspetto chiave che bisogna tenere ben presente è poi quello relativo alla sicurezza: i cobot possiedono dei sensori che arrestano immediatamente la macchina nel caso in cui dovesse essere rilevata un’ostruzione o comunque la presenza di un elemento estraneo. Per quanto riguarda invece i robot industriali, visto che lavorano in maniera massiccia e con un ritmo serrato facendo uso di molta forza, essi sono caratterizzati da un peso importante ed è necessario che siano presenti delle barriere di sicurezza ad hoc in modo tale da garantire la protezione dell’incolumità degli operatori mentre svolgono le loro mansioni di lavoro.